Un piatto “buono, giusto e pulito”
Mangiare più pesce fa bene alla salute. Le due diete riconosciute dall’UNESCO patrimonio dell’umanità – la dieta mediterranea e quella giapponese – hanno il pescato come fonte proteica consigliata. Già basterebbe questo per proporre – a casa o al ristorante – un piatto unico come la zuppa di pesce civitavecchiese. Ma c’è un altro aspetto – altrettanto importante – a favore di piatti di questo tipo ed è la composizione non rigida dei principali ingredienti, ossia i prodotti della pesca. Tutti noi nutrizionisti, infatti, consigliamo di consumare più pesce per il contenuto di omega-3 e per l’alto valore di proteine, vitamine e minerali. Ma quasi tutte le riserve dei pesci che consumiamo abitualmente sono ormai al collasso. La zuppa di pesce civitavecchiese propone, invece, pesci meno conosciuti ma locali, meno pubblicizzati ma stagionali. Potrebbe, pertanto, rappresentare tra qualche anno l’unico modo di mangiare pesce non allevato. Insieme alle tante specie ittiche dei nostri mari – in questo caso il Tirreno – la zuppa civitavecchiese prevede una adeguata porzione di pane casereccio (circa 200 grammi), di pomodori e di aromi, come aglio, prezzemolo e peperoncino. Le circa 600 calorie provenienti dal pane locale – in genere l’ottimo pane giallo di Allumiere – bilanciano bene il notevole apporto proteico-calorico del pescato. I pomodori e l’aglio danno un buon contributo in fibre e antiossidanti alla zuppa e a molti altri piatti mediterranei simili (come il cacciucco alla livornese). Insieme al pescato locale, l’altro grande asso nutrizionale della ricetta è l’olio extravergine di oliva, di cui la zuppa fa un uso abbondante. I Paesi mediterranei come la Grecia, la Spagna e l’Italia che presentano il massimo consumo annuo di olio d’oliva – 12 chilogrammi per noi e gli spagnoli, ben 24 per i Greci – hanno da sempre minori malattie cardiovascolari. Per questo motivo l’olio è considerato un alimento nutraceutico. ossia qualcosa che nutre benissimo, ma al tempo stesso protegge dalla maggior parte delle patologie croniche. Qualcuno, infine, potrebbe obiettare sul valore energetico del piatto, che supera di poco le 1000 calorie. Rispondiamo con tre osservazioni di buon senso. La prima riguarda la frequenza di consumo. Non stiamo parlando di un piatto quotidiano – come una pasta al pomodoro – ma di una ricetta squisita da apprezzare periodicamente, la domenica o in altre occasioni conviviali. La zuppa civitavecchiese, inoltre, non prevede né antipasti né dessert: è un piatto unico e completo, che non ha bisogno di abbinamenti. La terza osservazione riguarda il concetto di porzione e fabbisogni nutrizionali. Un piatto da 1000 calorie – purché ben bilanciate tra carboidrati, grassi e proteine – rappresenta un pranzo adeguato per un adulto mediamente attivo. Per chi ha minori esigenze nutrizionali è sufficiente ridurre la porzione di un terzo o della metà, mantenendo tutte le caratteristiche di sapore del piatto.
In conclusione, la zuppa di pesce civitavecchiese è un esempio eccellente della grande tradizione mediterranea, che sa abbinare ai valori nutrizionali elevati e alla sostenibilità ambientale di tutti gli ingredienti il piacere di una ricetta unica che si tramanda da generazioni. Utilizzando il celebre slogan di Slow Food, siamo di fronte a un piatto “buono, giusto e pulito”.
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Nutrizionista Dott. Daniele Segnini
Sono laureato in Scienze biologiche (110/110 e lode) all’università La Sapienza di Roma e sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (n. 050515). Faccio parte dell’Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani (ABNI), di Slow Food e dell’Associazione di Medicina e Sanità Sistemica (ASSIMSS); dal 2007 scrivo un blog di divulgazione scientifica su alimentazione, antropologia, biologia, dipendenze, ecologia, invecchiamento, salute, sessualità e sport (www.danielesegnini.it) Sono allenatore FIPAV di pallavolo e faccio parte dell’Albo d’oro dei Nutrizionisti Italiani.
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