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Mangiare in modo ecologico (intervista a Vivere Sani)

Mangiare in modo ecologico è anche un modo per nutrirsi meglio e spendere meno. Infatti, se è vero che i prodotti biologici sono più costosi, è anche vero che basta cambiare qualche abitudine per scoprire che si può risparmiare pur essendo solidali. Ma cosa si può fare nel concreto per aiutare l’ambiente, rispettare gli animali, preservare l’ecosistema e aiutare le piccole realtà locali di agricoltori e allevatori?

“I veri prodotti biologici, oltre a una serie di vantaggi sulla qualità, danno una maggiore sicurezza che non vengano sfruttati gli animali con allevamenti intensivi nei quali il bestiame vive l’intera esistenza chiuso in spazi angusti, mangiando mangimi di sintesi addizionati da farmaciL’agricoltura del futuro sarà un’agricoltura ecologica – una eco-agricoltura – con obiettivo principale la sostenibilità. Riprenderà i valori etici e ambientali e garantirà il benessere degli animali. Come? Evitando l’uso degli attuali OGM (organismi geneticamente modificati), limitando i pesticidi ed evitando antibiotici nell’allevamento degli animali. Inoltre, si sfrutteranno in modo efficace le risorse del terreno praticando la rotazione delle colture, allevando gli animali all’aperto nutrendoli con foraggi e mangimi biologici”.

Tuttavia, questo tipo di coltura ha il limite di non poter soddisfare l’intero fabbisogno della popolazione, oltre ad avere maggiori costi di produzione, rischiando di essere riservato a pochi.

“Esiste, però, un buon compromesso tra il biologico e l’intensivo che consiste nella produzione integrata. Si tratta di un sistema di produzione agricola che utilizza tutti i metodi agronomici e di difesa dalle avversità per ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e lo spreco dell’acqua e dell’energia. Lo scopo della produzione integrata è quindi di ottenere produzioni di qualità nel rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo, ma che possa soddisfare le richieste di una popolazione sempre in crescita”.

Quale potrebbe essere un possibile carrello della spesa sostenibile per l’ecosistema e la nostra salute?

“Cominciamo dai cibi altamente protettivi, che vanno pertanto fatti comparire il più possibile nelle nostre tavole, dopo averli cucinati o preparati con ricette semplici e gustose. La base di ogni sana ed equilibrata alimentazione sono i vegetali: frutta e verdura fresche, di stagione, biologiche o da colture integrate e, il più possibile, a km 0. Poi l’olio extravergine d’oliva, anche questo locale – quasi ogni regione italiana ormai ha produzioni di qualità – e pescato (pesci, molluschi, crostacei); il pesce deve essere preferito di stagione e pescato nei mari limitrofi all’Italia, non deve essere in fase riproduttiva, per evitare di portare le specie più vendute a rischio di estinzione. Inoltre, vanno scelte le specie meno conosciute e meno nobili che aiutano a sostenere le piccole comunità locali di pescatori. Per le uova è bene scegliere quelle biologiche, o comunque allevate a terra, ossia animali non sono tenuti in gabbia ma con spazio per razzolare. Tornando ai cibi vegetali, per i cereali conviene variare il più possibile e scegliere quelli integrali – subiscono meno lavorazioni industriali – italiani; inoltre, sarebbe meglio acquistare pane fresco al posto di tutti i suoi succedanei (cracker, grissini, pane in cassetta, ecc.), per l’effetto negativo sulla salute dei cibi processati dall’industria alimentare. I legumi, infine, sono la fonte proteica più sostenibile, oltre a essere economici e ottimi per la salute; attenzione solo alla provenienza, in quelli coltivati in America e Cina i controlli sanitari sono inadeguati e vengono regolarmente riscontrate percentuali di residui di pesticidi eccessive”.

Passando, invece, ai cibi da limitare che cosa dobbiamo sapere?

“Innanzitutto, evitando inutili e controproducenti allarmismi, andrebbe spiegato a tutti che il consumo attuale di carni rosse è insostenibile e pericoloso per la salute; circa 300 grammi settimanali di carni da allevamenti non intensivi, sono sufficienti per il fabbisogno di un adulto sano. Un terreno agricolo su tre è oggi destinato a coltivazioni destinate all’alimentazione animale; servono 15.000 litri d’acqua per produrre un chilogrammo di carne di manzo, contro i 500-2.000 litri per la stessa quantità di vegetali. La zootecnia assorbe un terzo delle risorse idriche del pianeta e più della metà della produzione di cereali, sottraendo acqua, cibo e risorse alle popolazioni povere”.

Per ragioni di tempo spesso oggi si ricorre a piatti pronti e confezionati; qual è il suo giudizio?

“Più i cibi sono lavorati e vengono trasformati, più la loro impronta ecologica (cioè il consumo delle risorse naturali) è elevato. Per questo sarebbero da evitare tutti i piatti pronti, ricchi di additivi o che hanno subito diverse trasformazioni e che sono stati trattati per essere conservati a lungo; inoltre, è provato da moltissimi studi lo stretto legame tra cibo processato e obesità; la tragica pandemia di obesità degli Stati Uniti è legata soprattutto al fatto che oltre il 70% delle scelte alimentari ricadono su prodotti industriali ricchi di sale, grassi e zuccheri, poveri di nutrienti e fibre”.

Per concludere, possiamo indicare ai nostri lettori un menù giornaliero ecologico e protettivo per la nostra salute?

La dieta sostenibile per eccellenza è la dieta mediterranea, perché si avvale principalmente di ingredienti freschi, di stagione, locali e poco lavorati. Inoltre, è composta principalmente da cibi di origine vegetale, limitando la carne, soprattutto quella rossa, e relegando in cima (quindi tra gli alimenti da concedersi ogni tanto) dolci, formaggi; i cibi lavorati non sono previsti, perché chi vuole mangiare mediterraneo deve sapere cucinare. Non occorre essere chef stellati, basta un libro di ricette e 4-5 ingredienti di qualità, i piatti con decine di ingredienti lasciamoli ai diseducativi programmi televisivi. Inutile aggiungere che la dieta mediterranea fatta con cibi biologici e di stagione è molto più protettiva, come emerge dal recente studio di popolazione MoliSani”.  (intervista a cura di Elena Cassini, 12-2018)

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