Integratori: servono davvero? Da che cosa dipende il loro spazio sempre maggiore negli scaffali delle farmacie? Sicuramente dal fatto che sono prodotti di successo; da diversi anni la diffusione e le vendite degli integratori sono in costante aumento. Uno statunitense su due ed un italiano su tre li acquista, pensando di riceverne beneficio. Ma è proprio così? In un immenso mercato da 30 miliardi di dollari e 90.000 prodotti – per parlare dei soli Stati Uniti – è importante fare chiarezza sui reali benefici ed eventuali rischi di queste “pillole della salute”. Iniziamo dagli integratori dimagranti, ossia contenenti principi attivi per perdere peso. In questo settore la ditta Pool Pharma, titolare dei vari prodotti Kilocal, fa la parte del leone con le sue martellanti camapagne pubblicitarie supportate da Fiordaliso e altri testimonial. Pochi giorni fa Kilocal ha ricevuto la settima censura dall’autorità che controlla la correttezza dei messaggi pubblicitari: 200.000 euro di multa per l’ennesimo messaggio di pubblicità ingannevole per prodotti inutili e inutilmente costosi. Un altro segmento di mercato in forte ascesa è quello dei prodotti per aumentare la massa magra (i muscoli). Aminoacidi ramificati e proteine, creatina e carnitina sono piuttosto in voga tra chi aspira ad emulare i muscoli di Arnold Schwarzenegger e dei tanti culturisti che praticano le palestre. Quello che accomuna tutti questi integratori, però, è la loro assoluta inutilità: il fabbisogno proteico di chi fa sport o va in palestra è ampiamente soddisfatto dalle fonti naturali di queste molecole. Pesci e carni, cereali e legumi, uova e frutta secca dovrebbero far parte dell’alimentazione di chi frequenta le palestre e sono decisamente più gradevoli ed economiche di una bustina da sciogliere in acqua. Il terzo grande comparto degli integratori è quello dei supplementi di vitamine e minerali. Si tratta di prodotti apparentemente più giustificabili dei precedenti e su di essi l’autorevole rivista medica Jama ha appena pubblicato un’ampia rassegna degli studi disponibili sui loro possibili effetti. Come già si sapeva da tempo, dalla ricerca non è emerso nessun beneficio evidente legato all’uso degli integratori nella popolazione generale. Gli integratori – scrivono gli autori – non servono neanche alla prevenzione di alcune malattie croniche, rispetto alle quali viceversa tanto possono stili di vita sani. Inoltre, si legge nell’articolo, non va trascurato un possibile aumento di mortalità, tumori e infarto legato ad un uso eccessivo di beta carotene, acido folico, vitamina E, selenio. Integratori tutti da buttare allora? Naturalmente no. In gravidanza ferro e acido folico sono indispensabili, così come la vitamina B 12 nelle diete vegane. Ci sono poi specifiche malattie – anemie, osteoporosi, infiammazioni croniche intestinali, (rare) carenze vitaminiche, per citarne alcune – nelle quali introdurre supplementi di vitamine o minerali è corretto e apporta benefici. Ma si tratta di casi molto limitati rispetto al dilagare della moda attuale. Una tendenza che risponde al bisogno di “scorciatoie”, di soluzioni facili e rapide per risolvere i problemi di salute. Uno dei massimi esperti mondiali in questo campo è il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri. Qualche giorno fa, intervistato dall’Espresso sull’argomento, ha detto: “Nessuno dice che gli integratori non fanno nulla: basterebbe cambiare stile di vita per stare meglio”. Appunto. (2-2018)