Farmaci dimagranti e diabete: quali novità?
Negli ultimi anni il mercato dei prodotti per dimagrire è notevolmente aumentato, in concomitanza con l’inarrestabile aumento dei tassi di obesità e sovrappeso che si registrano in ogni parte del mondo. Due anni fa una meta-analisi australiana ha esaminato 121 studi, un campione di quasi 10.000 adulti che facevano ricorso a integratori a base di chitosano, glucomannano, acido linoleico coniugato e fruttani. Le conclusioni? Da un lato solo in pochi studi si era registrata una perdita di peso nel confronto con il gruppo che non assumeva principi attivi ma il placebo; dall’altro si rilevava il ridotto numero di studi di alta qualità nel misurare l’efficacia a lungo termine di questi integratori, il vero obiettivo di chi dovrebbe perdere peso. Gli studi scarsi e incompleti non sono l’unico rischio legato agli integratori. Da molti anni sono reperibili i cosiddetti “cocktail dimagranti“, ovvero associazioni di molecole con indicazioni terapeutiche per singoli problemi di salute, ma molto pericolosi in associazione. Nell’agosto del 2015 sono state messe al bando preparazioni galeniche a base di inibitori dell’ipofisi, ansiolitici, ipoglicemizzanti per il diabete (metformina), diuretici (furosemide), antidepressivi (bupropione e/o fluoxetina) e antiepilettici (topiramato). Passando dagli integratori ai farmaci, delle due molecole autorizzate negli ultimi anni per il trattamento dell’obesità una è ancora regolarmente in vendita in farmacia e on-line (l’Orlistat ), mentre l’altra – la Sibutramina – è stata ritirata dal commercio nel 2010, per i gravi effetti collaterali. Non si tratta di un caso unico: a partire dagli anni ’60 sono almeno 25 i farmaci contro l’obesità ritirati dal mercato, un numero notevole che dovrebbe far riflettere.
E oggi che novità ci sono? Tutti parlano e tutti cercano due molecole dai nomi difficili, prodotti da un’azienda farmaceutica danese: Semaglutide e Liraglutide. Da alcuni anni per il trattamento del diabete di tipo 2 – legato all’obesità e a scorretti stili di vita – si utilizzano liraglutide (Saxenda) e semaglutide (Ozempic), sotto forma di iniezione sottocutanea, e semaglutide, come compresse orali (Rybelsius) Queste due nuove molecole agiscono facendo aumentare la concentrazione di insulina nel sangue e, per il loro meccanismo d’azione sugli ormoni che regolano il metabolismo degli zuccheri, sono detti “analoghi del peptide simile al glucagone -1” (GLP-1) o “incretino-mimetici”. Negli studi su persone obese senza diabete semaglutide ha effettivamente portato ad un dimagrimento nella metà circa dei casi. La perdita di peso, sempre associato a interventi sugli stili di vita, è stata del 15% circa, rispetto al 5% di chi riceveva un placebo. Si tratta di risultati non disprezzabili, ma vanno interpretati con attenzione. Per prima cosa, va sottolineato che nel 50% dei casi il dimagrimento (l’effetto terapeutico voluto) non è stato significativo, pur in presenza di effetti avversi non trascurabili. In secondo luogo, semaglutide è stata autorizzato negli Stati Uniti e in Europa, anche per l’obesità di adulti e adolescenti, ma va sempre associata a dieta e attività fisica. La sua azione, infatti, finisce con la sospensione dell’assunzione, e non sembra prudente – in assenza di studi nel lungo periodo – pensare di prendere questi farmaci per periodi prolungati. Il terzo punto è forse il più rilevante e riguarda gli effetti indesiderati, soprattutto di tipo gastrointestinali. Sono frequenti nausea, vomito, stipsi o diarrea e, in particolare, il caratteristico senso di sazietà – in alcuni casi di repulsione per il cibo – che da un lato permette di mangiare meno ma dall’altro toglie il piacere anche di un’alimentazione sana e moderata, vero obiettivo di ogni intervento di prevenzione (nella foto una pubblicità comparativa di Rybelsius e Ozempic).
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Nutrizionista Dott. Daniele Segnini
Sono laureato in Scienze biologiche (110/110 e lode) all’università La Sapienza di Roma e sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (n. 050515). Faccio parte dell’Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani (ABNI), di Slow Food e dell’Associazione di Medicina e Sanità Sistemica (ASSIMSS); dal 2007 scrivo un blog di divulgazione scientifica su alimentazione, antropologia, biologia, dipendenze, ecologia, invecchiamento, salute, sessualità e sport (www.danielesegnini.it) Sono allenatore FIPAV di pallavolo e faccio parte dell’Albo d’oro dei Nutrizionisti Italiani.
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