Diete alla moda
Le diete alla moda sono come le vie del Signore: infinite. Ogni giorno ne viene proposta una nuova, sempre e immancabilmente promettendo dimagrimenti miracolosi. Naturalmente senza alcuna fatica. In Australia, ad esempio, da alcuni anni va forte la paleo dieta proposta da un popolare chef televisivo; secondo Pete Evans, l’uomo dovrebbe mangiare solo quello che era disponibile prima dell’avvento dell’agricoltura, circa 10.000 anni fa: tantissima carne e tante verdure, niente cereali, latte e formaggi; nonostante oggi non esista nessun cibo nessuno paleolitico (a parte, forse, il pesce pescato) e nonostante nessuno sappia come effettivamente mangiavano i nostri progenitori nel Paleolitico, la paleo dieta di Evans ha un seguito impressionante: qualcosa come 700.000 sostenitori in rete.
Tra le diete alla moda nostrane, oltre alle tante varianti della dieta iperproteica chetogenica – come la dieta tisanoreica dell’imprenditore veneto Mech – sta avendo grande risonanza la dieta Lemme, più volte proposta nel popolare programma televisivo Domenica Live. Il farmacista Alberico Lemme propone una dieta che punta a rinnovare i fasti della dieta dissociata, con un regime alimentare privo di frutta, verdura, dolci e sale; il consumo dei pasti deve avvenire a orari precisi: carboidrati solo a colazione, proteine a pranzo e cena. L’Ordine dei Medici di Roma è intervenuto chiedendo ai vertici di Mediaset di evitare in futuro che nei loro programmi “venga dato spazio e visibilità a chi veicola un’informazione sanitaria equivoca e ingannevole, non priva anche di aspetti commerciali o di interessi personali“, e ha stigmatizzato il fenomeno delle diete alla moda, pubblicizzate anche grazie a testimonial dello spettacolo e dello sport, pur essendo prive di qualsiasi efficacia clinica. Le diete alla moda, d’altronde, funzionano sempre nel breve termine, perché eliminano intere classi di alimenti, tagliano drasticamente tutti i carboidrati e aumentano la già altissima quantità di proteine giornaliera. Di fatto, invitano quasi tutte a mangiare proteine e verdure, spesso proponendo l’acquisto di pasti integrativi o integratori. In realtà le perdite drastiche di peso – i famosi 7 chili in 7 giorni del celebre film di Verdone e Pozzetto – sono possibili solo con la demolizione della massa magra (il tessuto muscolare) e la conseguente disidratazione. Ovvero: si perde acqua e muscoli, mentre la ciccia rimane la stessa. Quando si riprende peso, purtroppo, si ritorna peggio di prima, perché sono diminuite due cose fondamentali: i muscoli (che, se fossimo dei veicoli, sarebbero la nostra cilindrata) e, soprattutto, la nostra autostima. (nella foto: Mangersti come un uomo delle caverne?) (2-2017)
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Nutrizionista Dott. Daniele Segnini
Sono laureato in Scienze biologiche (110/110 e lode) all’università La Sapienza di Roma e sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (n. 050515). Faccio parte dell’Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani (ABNI), di Slow Food e dell’Associazione di Medicina e Sanità Sistemica (ASSIMSS); dal 2007 scrivo un blog di divulgazione scientifica su alimentazione, antropologia, biologia, dipendenze, ecologia, invecchiamento, salute, sessualità e sport (www.danielesegnini.it) Sono allenatore FIPAV di pallavolo e faccio parte dell’Albo d’oro dei Nutrizionisti Italiani.
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