Esiste una dieta anti-acne? Esiste un modello alimentare che protegga da una delle malattie che più condiziona la vita sociale dei giovani? L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, fisici e mentali nel quale giovani sono sottoposti a vere e proprie tempeste ormonali, grazie alle quali acquisiscono i caratteri sessuali secondari; una caratteristica comune a tutti gli adolescenti è l’aumento di volume delle ghiandole sebacee e l’inizio della produzione del sebo, una fondamentale secrezione oleosa, che difende la pelle dalle infezioni. In alcuni adolescenti il sebo, però, ha un’azione irritante e si formano strutture (dette comedoni o punti neri) che – come un tappo – ostacolano il suo transito dalle ghiandole alla superficie della pelle. In tal modo i grassi del sebo ristagnano, si degradano e creano un ambiente favorevole ad alcune popolazioni di batteri, causando le manifestazioni più spiacevoli dell’acne, la distruzione dei follicoli e le cicatrici. L’acne è, dunque, una malattia infiammatoria che tende a cronicizzarsi o a presentarsi con recidive.

Il 90% delle volte l’acne arriva durante l’adolescenza, ma spesso (quasi nel 40% dei casi) rimane fino ai 30 anni. Oltre a fattori familiari, igiene, inquinamento ambientale e stress giocano un ruolo chiave. Ma, probabilmente, il fattore più importante è l’alimentazione. L’acne, infatti, non è diffusa in tutti gli adolescenti del mondo. Molte popolazioni aborigene che escludono dalla loro dieta i cibi raffinati dei supermercati e dei fast-food sono praticamente prive di acne. Con la tipica dieta occidentale – ben diversa dalla dieta mediterranea – si mangiano quantità eccessive di carni rosse provenienti da allevamenti industriali (quasi 3 etti al giorno negli USA), cereali raffinati, alimenti e bevande ricchi di zuccheri semplici e grassi processati, in particolare grassi trans. Che cosa centra tutto questo con l’acne? Il discorso è un po’ complesso, ma possiamo riassumerlo così. Questo tipo di alimentazione – attraverso alcune molecole (aminoacidi ramificati, glutammina, acido palmitico) – stimola una proteina (mTORC1) che fa aumentare la produzione di sebo e la sua composizione in acidi grassi pro-infiammatori. Da qui parte il fastidioso processo che i giovani ben conoscono.

Oggi abbiamo finalmente capito il meccanismo e possiamo intervenire per modificarlo. Diversi studi mostrano che seguendo un’alimentazione a basso carico glicemico – di tipo mediterraneo – già dopo 3 mesi si ha una riduzione delle ghiandole sebacee e dell’acne facciale. La dieta anti-acne, allora, prevede abbondanti quantità di verdura e frutta (non succhi di frutta), pescato, legumi, frutta secca e olio d’oliva, poca carne (magra), pochi prodotti caseari, con i prodotti industriali e il cibo-spazzatura eliminato o ridotto al minimo. Provare per credere, anche perché è un modo di mangiare che oltre all’acne, previene il diabete e l’obesità. (nella foto Felice Casorati, Ragazza su un tappeto rosso del 1912) (2-2020)