La pandemia da coronavirus sta avendo un impatto rilevante sulla salute di tutti noi. Oltre al rischio diretto legato al possibile contagio, il nuovo virus agisce indirettamente attraverso meccanismi che producono stress, e modificano le nostre abitudini alimentari e i nostri stili di vita. Le cattive condizioni di salute di milioni di cittadini dei Paesi occidentali e del resto del mondo hanno diverse cause, con due protagonisti principali: il “cibo finto” dell’industria alimentare da un lato, lo stress e il suo principale prodotto chimico, il cortisolo, dall’altro. Il cortisolo è un ormone fondamentale che per larga parte della nostra storia ci ha salvato la vita. Per almeno 300.000 anni in tutte le situazioni da “combatti o scappa” i nostri antenati Sapiens – grazie all’azione del cortisolo – riuscivano ad attivare rapidamente le risorse per evitare il pericolo e salvarsi la vita. Il cortisolo è come la sirena dei pompieri: in poco tempo aumenta la pressione del sangue, riduce le difese immunitarie (molto costose in termini di energia), fa accumulare zuccheri nel sangue (iperglicemia) e trasforma in zuccheri le proteine prese dai muscoli (catabolismo proteico). Con questi meccanismi il cortisolo ci fa superare i momenti di crisi. Finita la situazione d’emergenza, però, l’organismo deve ripristinare le condizioni basali per evitare le conseguenze negative della permanenza in circolo del cortisolo. Quando la fonte di stress persiste, il cortisolo mantiene l’organismo in uno stato di allerta con numerosi aspetti negativi per il benessere e la salute (ben conosciuti a chi prende terapie a base di farmaci cortisonici): affaticamento, scarsa capacità fisica, ritenzione idrica e ipertensione, accompagnati da una produzione eccessiva di insulina (iperinsulinemia) che provoca la trasformazione degli zuccheri in trigliceridi, con accumulo di grasso viscerale, il grasso più pericoloso per la nostra salute. Nelle situazioni di stress prolungato, pertanto, possiamo sentirci eccessivamente stanchi, avere perdite di massa muscolare e gonfiori agli arti inferiori; inoltre, ingrassiamo facilmente, anche senza abbuffate, semplicemente mangiando cibo sbagliato.

Che fare allora? Come affrontare il distanziamento sociale e le tante incognite per il futuro che riguardano ogni aspetto della nostra vita? L’alimentazione e lo stile di vita possono sicuramente essere d’aiuto e limitare le conseguenze della pressione quotidiana, in attesa di risolvere le radici del problema. L’obiettivo principale di una dieta antistress è di mantenere la glicemia il più costante possibile, per limitare la produzione di insulina. Per far questo è opportuno seguire tre regole. Per prima cosa pasti frazionati – colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena – senza intervalli troppo lunghi tra un pasto e l’altro (notte esclusa, ovviamente). Poi, niente cibo-spazzatura (ovvero, dobbiamo cucinare noi o mangiare dove si cucina davvero). Infine, tante fibre (presenti soprattutto in verdure e legumi, cereali integrali e frutta), possibilmente all’inizio di ogni pasto. Per lo stile di vita non serve lo sport agonistico – che anzi può comportare uno stress notevole, con inevitabile produzione di cortisolo –  ma un’attività motoria, lenta e piacevole: camminate ed escursioni, giri in bici (senza strappi eccessivi), attività in acqua, yoga e qualsiasi altra tecnica di relax. Il movimento è un efficace antistress e un antidepressivo, ma non basta. Il terzo pilastro è, infatti, il riposo, senza il quale non serve mangiar bene ed essere attivi. In un periodo di bombardamento di informazioni e comunicazioni – soprattutto tramite social – sarebbe bene riuscire a spegnere telefoni e smartphone per almeno 7 ore permettendoci di dormire e riposarci senza interruzioni. In questo modo posiamo ripristinare il nostro ritmo biologico circadiano, basato sulla luce e sul buio, alterato dallo stress prolungato della pandemia. (nella foto Riposo dal lavoro di Vincent Van Gogh, 1890)