Bambini e obesità. Mentre i tassi di obesità della popolazione adulta italiana si mantengono stabilmente sotto il 10%, dati molto più preoccupanti riguardano le nuove generazioni: tra i bambini italiani il sovrappeso in età scolare è stimato tra il 20 ed il 35%; nei bambini e negli adolescenti il sovrappeso è praticamente triplicata dagli anni ’60 ad oggi (rispettivamente dal 4% nella fascia 6-11 anni e dal 5% in quella 12-19 al 15% per entrambe). Nella fascia di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, i bambini italiani in sovrappeso primeggiano tra i Paesi europei e industrializzati. Un primato che davvero non vorremmo. Per giunta, si tratta della forma che non è secondaria a cause endocrine o genetiche, ma ha più fattori determinanti: socioculturali, ambientali, abitudini alimentari e stili di vita familiari scorretti. Nel sempre più preoccupante caso dell’obesità infantile alcune scelte sugli stili di vita, hanno un peso preponderante. Un bambino che a due o tre anni mangia solo le quantità di cibo a lui necessari e per le necessità fisiologiche, già a quattro anni può sviluppare un comportamento alimentare fortemente influenzato dagli esempi familiari, dalle caratteristiche e dalla disponibilità del cibo, dalla televisione. Sul ruolo della televisione, da almeno dieci anni esistono studi che documentano come il tempo che i bambini trascorrono davanti alla televisione sia un buon indicatore del loro possibile sovrappeso; indagini recenti stimano che per ogni ora davanti alla tv il rischio di obesità aumenti del 6%, addirittura del 30% se è presente la tv in camera. In un’indagine di qualche anno fa (2004) su oltre 100 bambini delle scuole elementari di Cerveteri, ho riscontrato che meno del 5% delle famiglie interpellate faceva i pasti senza la tv accesa; Il modello alimentare della famiglia, insieme alla Tv, è pertanto un potente elemento ambientale nella genesi dell’obesità: in un gran numero di casi il comportamento dei genitori risulta  un fattore decisivo per l’obesità dei figli: se i genitori mangiano male – ad esempio poca frutta e verdura, niente pesce – i figli con molta probabilità seguiranno o peggioreranno il modello alimentare del padre e della madre. I genitori, inoltre, sono – o dovrebbero essere – il filtro di ogni situazione difficile per i figli: una ricerca svedese ha dimostrato che a volte il contesto familiare stressante è la molla che porta i bambini all’obesità. Ma individuare alcune responsabilità della famiglia non spiegherebbe, comunque, le dimensioni del problema né il suo continuo aggravamento. Nella nostra società sono presenti da molti anni fortissimi elementi ambientali che letteralmente producono bambini, adolescenti e adulti grassi (nonché, con un meccanismo simmetrico e speculare ragazze e, da poco, anche ragazzi sottopeso). Potremmo definire queste situazioni come le cause socio-ambientali dell’attuale pandemia di obesità. L’obesità è un complesso fenomeno multifattoriale in cui si incontrano da un lato problematiche metaboliche, neuroendocrine e fisiologiche, dall’altro elementi psicologici, comportamentali e sociali. Alcuni di questi elementi sono sicuramente determinati in qualche modo a livello genetico, ma l’impressionante aumento dell’obesità negli ultimi venti anni ci dovrebbe indurre a dar maggior rilievo ai fattori ambientali, gli unici tra l’altro modificabili con scelte individuali e collettive. (nella foto: i dati sull’obesità infantile di OKio alla Salute 2008) (2008)