A tavola con la terapia anticoagulante orale
La fibrillazione atriale è il più comune tra i disturbi del ritmo cardiaco e interessa circa 900.000 italiani. Nelle persone con questa condizione il battito del cuore – rapido e irregolare – comporta una possibilità di ictus cerebrale cinque volte maggiore. L’unico modo di ridurre questo rischio è mantenere il sangue fluido, rallentando la coagulazione; in tal modo si possono evitare coaguli che potrebbero interrompere l’afflusso di sangue al cervello.
I farmaci anticoagulanti svolgono questa funzione, anche se richiedono un costante aggiustamento delle dosi e un controllo frequente della coagulazione presso i centri TAO (Terapia Anticoagulante Orale). Il dicumarolo e il suo antagonista – la vitamina K – sono stati identificati alla fine degli anni 30 negli Stati Uniti, mentre il Warfarin (Coumadin) – dopo una promettente carriera come topicida – è entrato nella farmacopea come anticoagulante a metà degli anni ’50. Questi due importanti farmaci ogni anno salvano la vita a milioni di persone, ma hanno effetti collaterali di un certo rilievo, tra cui emorragie, nausea e diarrea. Inoltre, essendo antagonisti della vitamina K, presente in diversi alimenti, bisogna tener conto di quello che si mangia.
Nei riguardi dell’allimentazione le persone che assumono farmaci come il Coumadin hanno spesso incertezze e dubbi che si risolvono con la drastica decisione di rinunciare del tutto a certi cibi, peraltro molto protettivi, sottovalutando fattori di rischio ben più consistenti, come l’alcol e iprodotti da erboristeria. In realtà, con la terapia anticoagulante orale è sufficiente seguire un’alimentazione equilibrata e senza eccessi: quando si mangia in modo regolare, molto raramente si hanno alterazioni nella risposta agli anticoagulanti che dipendano dall’alimentazione. Ecco, comunque, alcuni consigli per le persone che assumono questa terapia.
- Per prima cosa evitare di assumere grandi quantità di alcol sotto forma di vino, birra o superalcolici.
- Se si decide di iniziare una dieta dimagrante, avvertire il proprio medico.
- Prestare attenzione ai prodotti a base di erbe: alcuni aumentano un importante indice della coagulazione, il tempo di protrombina (INR), altri lo riducono.
- Nei pasti quotidiani nessun cibo deve essere considerato proibito di per sé. Bisogna soltanto limitare gli alimenti ricchi di vitamina K: le verdure di cui mangiamo le foglie (broccoli, cavoletti, cavolo cappuccio, spinaci, cime di rapa, germogli, lattuga, altra insalata verde) e il fegato.
- Limitare al massimo il prezzemolo (consentito solo come “ornamento”) e le verze.
- Per le verdure a foglia cercare di consumarne giorno per giorno all’incirca la stessa porzione; è importante evitare di mangiarne 100 grammi in più rispetto al consumo di tutti i giorni.
- In caso di diarrea e vomito parlare con il proprio medico. (2-2015)
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Nutrizionista Dott. Daniele Segnini
Sono laureato in Scienze biologiche (110/110 e lode) all’università La Sapienza di Roma e sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi (n. 050515). Faccio parte dell’Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani (ABNI), di Slow Food e dell’Associazione di Medicina e Sanità Sistemica (ASSIMSS); dal 2007 scrivo un blog di divulgazione scientifica su alimentazione, antropologia, biologia, dipendenze, ecologia, invecchiamento, salute, sessualità e sport (www.danielesegnini.it) Sono allenatore FIPAV di pallavolo e faccio parte dell’Albo d’oro dei Nutrizionisti Italiani.
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